domenica 4 maggio 2014

Riflessioni sull' "informazione populista", cure e terapie sperimentali.

Salve,
avevo completamente dimenticato l'esistenza di questo blog.
Ci scrissi un giorno, per puro caso, in preda forse a qualche desiderio di distruzione globale.
Bene, sono passati ben quattro anni e il desiderio di distruzione globale pare essersi reso più maturo e consapevole, ma rimane comunque immutato.
Amo questo schifosissimo pianeta perché da aria alla mia bocca polemica, senza di esso non potrei vivere.
Approfittiamone quindi, e parliamone.
Stamattina mi sono svegliata con la voce di Giletti (mi son voluta risparmiare la sua faccia pietosa) che parlava del caso "Speziale Libero". Mentre ascoltavo il tono grave delle sue sempre meno che misurate parole a cazzo sparate a raffica tanto per godere del populismo come fosse una bella donna che gli succhia l'uccello, mi sono domandata davvero quale sarebbe la giusta via per fare informazione senza che essa cada in quella che ho volgarmente generalizzato in "scatoletta banalizzante" dei media.
Se da un lato è giusto parlare in maniera che tutti, proprio tutti, capiscano l'argomento importante che si sta trattando, dall'altro lato quest'arma a doppio taglio dell'informazione populista è poi quella che crea l'ignoranza al voto e tutta una serie di ripercussioni di inaudita stupidità che portano un paese come l'Italia a battere le mani di fronte agli 80 euro Renziani.
Parliamone dunque, al di la di cose già dette e luoghi comuni di passaggio.
Mi piacerebbe che gli italiani fossero COSTRETTI a informarsi, e a informarsi da più fonti.
Mi piacerebbe che gli allarmismi facili venissero sostituiti dall'ostentazione di una consapevolezza che quello del caso Speziale è solo un esempio, ma che il problema ha un retaggio culturale molto più vasto che si inscrive persino nella psicologia, oltre che nella sociologià.
Mi piacerebbe che anche il più rincoglionito tifoso del Catania di stocazzo si rendesse conto che la sua NON E' UNA FEDE ma semplicemente un modo per passare il tempo e fare gruppo con altre scimmie sudate come lui che spendono il proprio tempo libero a urlarsi contro l'odio che vorrebbero urlare nei confronti di ben altre frustrazioni (familiari, economiche, sentimentali, sociali).
La deificazione dello stadio come luogo dove sfogare le proprie frustrazioni è un fenomeno ignorato e ignorante esistente già dai tempi in cui si parlava latino volgare, ma non devo dirvelo io questo.
Non rifletterò sul noto, tenterò di proporre delle soluzioni della domenica pomeriggio.

Scuola e "attualità" 
Detta così suona un po' strana, ma io penso che quella degli  insegnanti è una categoria che non può permettersi mai il lusso di arrendersi. Il mestiere vero dell'insegnante è quello di allevare alla curiosità, di sforzarsi sempre e comunque di stuzzicare gli embrioni caratteriali e sociali che si trova di fronte.
Avevo un'insegnante di Lettere alle superiori che mi ha fatto innamorare della Storia dell'arte,  mi ha insegnato che la cultura è potere e a dubitare sempre e comunque di tutto quello che è politica e informazione. Avevo dei compagni di classe che si scaccolavano, come tutti, ma lei ci costringeva letteralmente a riflettere. Ci interrogava sulla Moratti (ai tempi era lei il ministro dell'istruzione), ci prendeva per il culo quando entravamo in classe mentre fuori c'era un corteo.
Io non ho mai studiato bene il Decameron di Boccaccio, ma so che cosa vuol dire il magone in pancia quando ti tolgono la possibilità di studiare come vorresti in una scuola pubblica. 

Grazie Mercedes.

Bisognerebbe trovare la strategia mediatica perché il violento allo stadio si vergogni e si senta un coglione?

Si.
Seguendo la logica del "mi vergogno" si ottengono molte più cose rispetto alla tanta ambiguità e al buonismo melenso della parola "rieducazione".
Il mondo è popolato al 90% da teste di cazzo al 70%, bisogna quindi parlare una lingua che raggiunga il vuoto e lo squarci. Un esempio potrebbe essere quello della moda, del subliminale, del superfluo ma dovrebbe essere talmente astuta come strategia da impedire di essere banalizzabile.
Mi viene in mente la campagna pubblicitaria di Piazza Italia, e le botte sulle palle che avrei dato a questi grandissimi stronzi che usano problematiche serie per sponsorizzare vestiti che puzzano di Cina e petrolio peggio di quelli del mercato.
Chi adesso dovesse venire a farmi moralismi del Mcdonald si ricordi che tutto il giorno e tutti i giorni il capitalismo ci prende per il culo e ci impedisce letteralmente di vivere esenti dalle sue regole, quindi per una volta monopolizziamo subdolamente le menti a fin di bene.
Quello dello stadio è un esempio, ma una diffusione a macchia d'olio di civilizzazione che parta da un linguaggio noto e a cui i più sono affezionati per trasformarsi in un tentativo di società libera dalla schiavitù della cretineria indotta non mi pare affatto male.

Bisognerebbe mettere la famosa bomba in parlamento?

No.
Morto un papa se ne fa un altro.
Se e quando il popolo sarà di nuovo informato in maniera multilaterale, invitato a riflettere e a non percepire la politica come nemico inutile potrà scegliere il proprio bene senza bisogno di sporcarsi le mani.
La parola chiave è CULTURA. E per cultura intendo consapevolezza, chiara, di tutto ciò che accade e del perché accade.
Seguire i tg diventa sempre più difficile perché le notizie scorrono troppo veloci nell'arco di una sola giornata.
Gli apocalittici sostengono che questo sia calcolato, ma non fanno i conti con un'Italia che è popolata da tutt'altro che cretini.
Annichiliti, addormentati, caproni si. Ma cretini mai.
Mio padre non è un cretino perché per quarant'anni ha lavorato e subìto quel che gli imponeva lo stato in termini di tasse, riduzione di pensioni e stipendio, e via discorrendo.
Mio padre semplicemente ha espresso la sua attraverso il voto, come si faceva una volta,  continuando a lavorare sempre perché noi dovevamo mangiare.

Potrei scrivere e forse scriverò fiumi di roba su quest'argomento.
Per il momento mi fermo qui.
Pensiamoci, io non rileggerò come ho promesso.

Ditemi la vostra.